Giosy racconta... Don Giosy
IV puntata
GIOSY racconta… DON GIOSY
4a puntata
Chi ricorda l’immagine dei Padri radunati in San Pietro per il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, li vede tutti seduti, ognuno al suo posto, su due ali di sedili che occupano tutta la navata centrale della Basilica.
Terminato il Concilio, che aveva disegnato nuovi meravigliosi cammini di rinnovamento della Chiesa, quei sedili furono smontati e mandati nei Seminari Regionali Pontifici. Anche al nostro Seminario ne arrivò un buon numero. Tra le varie utilizzazioni, fu fatta la nuova aula di Teologia per i Corsi riuniti (gli ultimi tre anni prima del Sacerdozio, nei quali i Seminaristi – detti Teologi – andavamo a scuola tutti insieme con corsi ciclici annuali sulle varie materie di insegnamento).
Entrare in quell’aula significò, per me, vedere all’orizzonte il Sacerdozio: un brivido indescrivibile, un timore grande, una volontà nuova di impegno. Potevo essere un Sacerdote preparato dalla Università di Teologia o un mediocre studente. La scelta, combattuta ma vera, fu per il primo pensiero. Volevo essere un prete preparato ma non un professore. Volevo essere un umile comunicatore e il mio sforzo continuo di quegli anni fu quello di tradurre in linguaggio semplice tutto quello che i prof. di Teologia, mi sembrava dicessero in modo complicato. Ho sempre pensato, con il cuore di mia madre – donna semplice – che Dio è semplicità e non vuole complicare la vita a nessuno.
Mi appassionava la Dogmatica: conoscere la Verità, indagare, riflettere, criticare e cercare di amare. Si studiava sui nuovi libri del dopo Concilio con un professore giovane: Don Antonio Resta che insieme a noi cercava di trasmetterci Teologia e Concilio. La sintesi non era facile nemmeno per lui ed era una grossa fatica studiare il librone Schmaus e i testi del Concilio insieme. Quello che mi colpiva del Prof. Resta era che forse era l’unico dei Docenti a venire in Cappella a pregare con noi Seminaristi. E pensavo che anche lui aveva bisogno di stare con il Dio che desiderava trasmetterci a scuola. Ci voleva cioè, vicino allo studio, un incontro vero e profondo con il Signore. Noi, come fanno tutti gli studenti, lo chiamavamo scherzando…”il Docente”, essendo lui molto giovane e contento di insegnare Dogmatica in un Seminario Regionale.
Per la Sacra Scrittura dovevamo studiare quasi completamente su testi in lingua spagnola (perchè il Prof. Cognoli era convinto che fossero i migliori in quel momento). In più si dovevano prendere appunti di tutte le sue lezioni ed era… “tedesco”… sui compiti scritti. Non gradiva molto che si facessero domande.
Ricordo la difficoltà che incontravo nelle sue esegesi (forse io ero troppo giovane e lui troppo esigente e non si sforzava di tradurre in termini accessibili!!). Il Prof. Cognoli insegnava anche Patristica: conoscenza dei Padri della Chiesa e lettura dei loro testi più importanti. Avevo dato un’occhiata al librone di Patristica e leggendo qua e là mi ero entusiasmato al linguaggio dei primi Padri della Chiesa.
Che delusione!… Il prof. spiegava sommariamente e poi ci dava pagine e pagine da leggere da soli. L’interrogazione poi era solo orale. Chiamava… alla cattedra, leggeva una frase di uno scritto di un Padre della Chiesa e noi dovevamo indovinare a quale Padre apparteneva. Ma poiché le tematiche dei primi Padri erano molto simili, era molto difficile distinguere a chi appartenesse quella affermazione.
Teologia Morale: sapevo che era una materia fondamentale per essere Sacerdote.
Il libro era in latino e puzzava di vecchio solo a guardarlo. E dello stesso odore era il Prof.: solo vecchia morale tipo “spaccare il capello”, tutto detto e letto sul libro in latino. Ogni mattina mi dava una grande consolazione il mio eterno amico e fratello Gigino La Mura che, andando a fare le spese con il pulmino del Seminario, ci portava qualche panino con prosciutto da condividere nell’intervallo del mattino.
Prosciutto e Morale: che accoppiata!!… Eppure qualcosa in testa arrivava e servirà per la vita. Ma tutti eravamo insoddisfatti di questo insegnamento della morale e chiedemmo a Mons. Fini – Rettore – se si poteva sostituire il Prof. di Morale e Diritto.
L’anno dopo ci trovammo un grande e famoso professore di Morale: il Giuseppino del Murialdo don Paolo Mietto (poi Vescovo in Brasile) che ci aprì gli orizzonti veri della Morale su testi in Italiano.
Arrivò anche un… santo Cappuccino: Padre Ubaldo Terrinoni, uomo umanamente e spiritualmente dolcissimo che sembrava accarezzarci il cuore e l’anima con la spiegazione dei testi della Scrittura Sacra. Ci prese per mano facendoci capire che entrare nella Bibbia significa entrare in Dio e nel Dio che vuole farsi conoscere da te.
I compiti e gli esami erano colloqui da uomo a uomo, ma esigenti. Bellissimo!!!..
Storia della Chiesa: non abbiamo aperto il libro. Un Prof. buono e fragile che ci permetteva tutto: cioè fare niente nella sua ora. Poi ho capito, quando ho insegnato Religione nelle scuole superiori e medie, quanto mi mancava la conoscenza della storia della Chiesa.
Cercavo di nutrirmi di altri libri. A livello teologico mi entusiasmavano Yves Congar
(il libro: La mia Parrocchia vasto mondo) e Edward Schillebeeckx (il libro: Cristo sacramento dell’incontro con Dio). Per la mia vita spirituale avevo trovato un autore che mi sembrava rispecchiasse il mio pensiero sul come vivere la fede in quel momento storico e l’ho letto e riletto: Louis Évely (libri: Una Religione per il nostro tempo e Il Vangelo della gioia).
Intanto tra musica, calcio, pallavolo, servizio in Parrocchia, sotto la guida del mio Padre Spirituale, camminavo lottando verso la meta che sembrava sempre lontana e sempre più…. alta!!